Quella volta che Montevarchi e San Giovanni Valdarno furono unite nel nome di Garibaldi….

È accaduto per davvero. 157 anni fa, nell’autunno del 1867, quando l’Eroe dei due mondi organizzò l’ennesimo tentativo di strappare Roma allo Stato Pontificio per farne la capitale del neonato Stato italiano. La partecipazione dei valdarnesi alle guerre per l’indipendenza italiana è stata importante: non solo fra le file dei soldati nelle armate toscane, dei Savoia ed in ultimo con l’esercito del Regno d’Italia dopo il 1861, ma soprattutto nell’arco degli oltre venti anni in cui Giuseppe Garibaldi organizzò centinaia, migliaia di giovani che volontariamente si misero la camicia rossa ed imbracciarono il moschetto per unire l’Italia. Dall’Archivio Storico Capitolino si è scoperto che due gruppi nutriti di giovanissimi valdarnesi, uno di Montevarchi e l’altro di San Giovanni Valdarno, si siano incamminati verso Roma pronti a schierarsi fra le camicie rosse garibaldine nella Campagna militare dell’Agro Pontino del 1867. Non è certo se abbiano fatto la strada assieme, forse per un tratto non è da escludere: poi le vie intraprese furono sicuramente diverse. I montevarchini si fermarono a Torre Alfina, un comune non distante da Acquapendente, quindi nell’attuale Lazio, mentre i sangiovannesi si arruolarono il 15 ottobre 1867 a Terni, oggi Umbria. I due gruppi, formati rispettivamente da 13 provenienti da Montevarchi e 11 da San Giovanni Valdarno, erano guidati da due figure ben inquadrate: Attilio Lachi sergente montevarchino e Gherardo Feroci sergente sangiovannese. A Torre Alfina, si arruolano: Leopoldo Ardinghi, David Torelli e Eugenio Ringressi, tutti e tre caporali, nel 4° battaglione 4° compagnia nella Colonna guidata dal Generale Acerbi, che era supportato dal Maggiore Faticati e dal Capitano Bolsi. Assieme ai quattro sottufficiali furono accolti, fra i militi in camicia rossa, Fortunato Secciani, Ettore Piazzesi, Ottavio Torelli, Angiolo Masini, Viscardo Campanelli, Zeffiro Dami, Celio Maestrelli, Iacopo Morelli e Demetrio Marrubini mentre Zeffiro Dami fu assegnato al Genio. A Terni invece i sangiovannesi furono divisi: Feroci con Lodovico Cappelli e Antonio Dami furono assegnati al 1°battaglione 1° compagnia bersaglieri agli ordini diretti del Generale Menotti Garibaldi, coadiuvato dal Maggiore Antonio Mosto ed il Capitano Filippo Erba. Giuseppe Balducci sempre agli ordini di Garibaldi, fu assegnato al 6°battaglione 2°compagnia di fanteria. Gli altri, Emilio Simonti, Antonio Giampieri, Emilio Mariotti, Angelo Forconi, Leopoldo Prosperi, Egidio Benucci ed Egidio Benini, finirono agli ordini della Colonna guidata dal colonnello Pianciani con il Maggiore Morini ed il capitano Paoletti nel14° battaglione 2° compagnia. Nella breve campagna militare iniziata il 22 ottobre e conclusasi il 3 novembre, i nostri giovani valdarnesi presero parte ad alcune battaglie. I montevarchini, che nel frattempo avevano avuto l’integrazione dei fratelli Luigi e Natale Galassi, uno sergente e l’altro furiere nel 3° battaglione volontari della Colonna Acerbi, furono impegnati nel viterbese, partecipando attivamente allo scontro di Viterbo del 24 ottobre. I due Galassi a cui nel frattempo si era aggiunto l’avvocato levanese Tito Cini, invece, si scontrarono con le milizie pontificie anche a Nerola, Montelibretti e Monterotondo. Il gruppo dei sangiovannesi il 27 ottobre marciò su Tivoli per la via di Mentana con l’intera colonna Pianciani, costringendo i pontifici a lasciare la città. Poi il loro battaglione fu posizionato a Monticelli e Palombara e lì rimase a presidiare la città a sud di Roma che era stata conquistata. Il 3 novembre del 1867, Mentana fu teatro dell’ultimo vero scontro della campagna garibaldina, che però sorrise alle truppe pontificie. I Galassi ed il Cini presero parte alla battaglia, così come i bersaglieri sangiovannesi Feroci, Cappelli e Dami ed il fante Balducci precedentemente impegnati anche a Monterotondo e Villa Spada. Il caporale Ludovico Cappelli fu ferito proprio nella battaglia di Mentana da un colpo di arma da fuoco e fu curato sul campo dal medico del 7° reggimento granatieri per poi essere trasferito all’ospedale civile di Firenze dove concluse la convalescenza. Il resto dei montevarchini era rimasto nelle retrovie, mentre il gruppo sangiovannese rimase a presidiare Tivoli, fino al 5 novembre, quando dai garibaldini fu perso Monterotondo e con esso anche la campagna militare. A tutti loro, la Città di Roma conferì una medaglia commemorativa coniata dopo la conquista della città il 20 settembre 1870. Oggi 3 novembre 2024 va in scena il derby fra Sangiovannese e Aquila Montevarchi, un bel modo per onorare la memoria di questi giovani partiti dal Valdarno e tornati da Roma con i sogni infranti ma con la passione nel cuore.

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