Dopo l’unificazione militare, il passo per la Toscana per entrare nel Regno Sabaudo fu quello dell’annessione attraverso il Plebiscito. Il governo Ricasoli aveva l’obiettivo finale di trasportare i territori di competenza all’interno del Regno Sabaudo. Per il Plebiscito, Furono individuate le date dell’11 e 12 Marzo del 1860, sia per la Toscana e per i territori dell’Emilia-Romagna dove non si era svolto. In Toscana fu la grande scommessa di Bettino Ricasoli e della classe moderata a lui vicina che tanto sponsorizzò il plebiscito. Fu prodotto uno sforzo organizzativo e ideale di vaste proporzioni che garantì un successo al di sopra dei valori preventivati, schiacciando quasi ovunque le velleità antigovernative capeggiate dalle classi contadine ed ecclesiastiche. Il Valdarno non fu immune da questo dibattito e le classi politiche presenti sul territorio, prevalentemente concordi con il sentimento toscano di aderire all’Italia, faticarono più del previsto per avere consensi nelle zone meno urbanizzate, più rurali e poco presenti nell’attività risorgimentale. Se si considerano i risultati, si nota come solo in un comune contiguo ai valdarnesi, quello di Castiglion Fibocchi, inserito all’epoca nel proprio nel Valdarno Superiore, l’opzione per il “Regno Separato” ebbe la maggioranza dei votanti. Nel resto dei 14 comuni, con percentuali più o meno alte, si ribadì la volontà di aderire alla Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele II. La campagna per il plebiscito fu portata avanti in maniera pressante dagli uomini di Governo, che cercarono di smorzare, non senza grandi difficoltà, le azioni in particolare del clero nelle aree di confine con lo Stato Pontificio. I territori dell’aretino, condividendo molte proprietà terriere ecclesiastiche, fu uno dei maggiori teatri dello scontro. Fu naturale per l’alto clero coinvolgere anche i contadini che lavoravano la terra di proprietà della Chiesa, intimando loro la scomunica qualora avessero deciso di appoggiare il quesito a favore della Casata Savoia. Non a caso uno di questi episodi avvenne proprio vicino a Castiglion Fibocchi, dove appunto vinse il “regno separato”: i carabinieri di Laterina riferirono di un boicottaggio dell’arciprete di San Giustino Valdarno, Pier Maria Tanganelli, che si rifiutò di concedere il registro delle anime alla commissione comunale. Non tutto il clero però rispose agli indirizzi della Chiesa: molti prelati e monaci, quelli più a contatto con il popolo nelle zone urbane, avevano scelto di appoggiare i movimenti patriottici. A Montevarchi, ad esempio, i preti della Collegiata contribuirono sia in denaro che in mezzi alla sussistenza delle famiglie dei soldati partiti volontari per la campagna militare del 1859. Poi il Barone Ricasoli che aveva dalla sua la propaganda dei giornali dell’epoca, a differenza dei concorrenti, condizionò l’opinione pubblica che poteva votare; questa carenza, determinante per il voto finale, convinse la Chiesa a cambiare strategia nell’osteggiare il plebiscito, invitando a disertare le urne, decisione che influì e non poco grazie anche alla conformità del territorio toscano. Ma veniamo all’analisi dei risultati del nostro Valdarno. Il primo dato evidente è la discreta partecipazione al voto per entrambe le aree, aretina e fiorentina, comunque al di sotto della potenziale media regionale (il dato riportato è quello più attendibile fornitoci dagli storici, comunque non quello reale). La conformazione geografica dell’intero Valdarno, nell’epoca ancora poco urbanizzato e molto rurale, condizionò il voto perché le grandi masse contadine che popolavano le campagne, furono molto sensibili ai richiami della Chiesa, dapprima convincendosi a votare per il regno separato e poi all’astensione. Il dato di Bucine, Pian di Scò e della Valdambra, l’area capitanata da Pergine Valdarno, è al di sotto della metà degli aventi diritto, così come nel versante fiorentino il dato di Rignano Sull’Arno. I migliori risultati in termine di partecipazione e voto assoluto per la Monarchia Costituzionale furono nei maggiori centri del fondovalle dove la coscienza risorgimentale era maggiormente radicata nei movimenti cospirativi e nel volontarismo militare, fenomeni promossi dalla classe sociale borghese e piccolo produttiva del commercio e dell’artigianato che popolava quest’area. Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini furono la base di questi risultati: un po’ meno Figline Valdarno dove sette anni dopo, va ricordato, il 4 novembre del 1867 fu arrestato Giuseppe Garibaldi. Altalenante fu il risultato nelle pendici montane del Valdarno: gli straordinari numeri di Loro Ciuffenna, terra molto sensibile ai movimenti risorgimentali, furono bilanciati dall’unica prevalenza per il regno separato di tutta la provincia di Arezzo, quella di Castiglion Fibocchi. In questa zona la difficoltà di movimento delle piccole frazioni e borghi del Pratomagno agevolò sicuramente la propaganda antipiemontese, tant’è che fu discreto il risultato nel complesso, sebbene la partecipazione al voto fu molto limitata. La questione reggellese, sebbene nei numeri arrise al Si, si rivelò assai turbolenta, soprattutto per l’avversione del clero locale e perché, cosa da non sottovalutare, il Granduca possedeva non pochi acri di terreno che spesso visitava, rendendolo popolare fra gli abitanti del posto. Il sistema adottato in queste circostanze da Ricasoli fu semplice: si fece in modo che quelle zone che avrebbero votato per il Regno Separato, non votassero. Quindi arrivò la vittoria anche a Reggello, ma questo è uno di quei casi dove la matematica non dice proprio la verità. Anche per queste ragioni, il risultato complessivo del Valdarno fu al di sotto della media toscana: meglio l’area aretina che era quasi in linea con la percentuale complessiva, assai lontana quella fiorentina, indietro di quasi 15 punti.
COMUNE | Aventi diritto | Votanti | Monarchia Costituzionale | Regno Separato | Voti Nulli | ||||
Bucine | 1949 | 974 | 49,97% | 820 | 84,19% | 109 | 11,19% | 45 | 4,62% |
Castelfranco di Sopra | 743 | 387 | 52,09% | 378 | 97,67% | 2 | 0,52% | 7 | 1,81% |
Castiglion Ubertini | 127 | 71 | 55,91% | 71 | 100,00% | 0 | 0,00% | 0 | 0,00% |
Cavriglia | 1281 | 887 | 69,24% | 822 | 92,67% | 42 | 4,74% | 23 | 2,59% |
Castiglion Fibocchi | 293 | 169 | 57,68% | 46 | 27,22% | 106 | 62,72% | 17 | 10,06% |
Figline Valdarno | 2565 | 1743 | 67,95% | 1450 | 83,19% | 162 | 9,29% | 131 | 7,52% |
Incisa Valdarno | 1006 | 871 | 86,58% | 839 | 96,33% | 17 | 1,95% | 15 | 1,72% |
Laterina | 669 | 344 | 51,42% | 326 | 94,77% | 14 | 4,07% | 4 | 1,16% |
Loro Ciuffenna | 1467 | 1005 | 68,51% | 988 | 98,31% | 13 | 1,29% | 4 | 0,40% |
Montevarchi | 2693 | 1819 | 67,55% | 1787 | 98,24% | 18 | 0,99% | 14 | 0,77% |
Valdambra (Pergine Valdarno) | 593 | 229 | 38,62% | 182 | 79,48% | 34 | 14,85% | 13 | 5,68% |
Pian di Scò | 778 | 305 | 39,20% | 301 | 98,69% | 2 | 0,66% | 2 | 0,66% |
Reggello | 2899 | 1591 | 54,88% | 971 | 61,03% | 560 | 35,20% | 60 | 3,77% |
Rignano Sull’Arno | 1345 | 545 | 40,52% | 502 | 92,11% | 12 | 2,20% | 31 | 5,69% |
San Giovanni Valdarno | 1268 | 1114 | 87,85% | 1089 | 97,76% | 13 | 1,17% | 12 | 1,08% |
Terranuova Bracciolini | 1919 | 1380 | 71,91% | 1347 | 97,61% | 31 | 2,25% | 2 | 0,14% |
TOTALE | 21595 | 13434 | 62,21% | 11919 | 88,72% | 1135 | 8,45% | 380 | 2,83% |
DATO REGIONE TOSCANA* | 534000 | 386445 | 72,37% | 366571 | 94,86% | 14925 | 4,07% | 4949 | 1,35% |
Alla fine, il risultato sia in Toscana che in Emilia fu positivo. Votarono complessivamente in Toscana su 534.000 iscritti 386.445 votanti pari al 72,37% di cui 366.571 espressero la preferenza per la Monarchia Costituzionale, 14925 per il Regno Separato e 4949 furono i nulli. In Emilia, i numeri furono leggermente migliori: 526.218 iscritti votarono 427.512 (81,1%), dei quali 426.006 a favore dell’annessione, 756 per il regno separato e 750 nulli. Fra il 18 ed il 22 Marzo vennero presentati i risultati a Vittorio Emanuele II e le due aree divennero parte del Regno Sabaudo.